Lo stato di emergenza relativo al coronavirus è stato prorogato fino al 31 dicembre 2021. Questa proroga ha degli effetti diretti sul mondo del lavoro, e in particolare sullo smart working. Lo smart working “tradizionale” prevedeva l’obbligo, da parte dei datori di lavoro, di inviare una grande quantità di modulistica alle autorità competenti, incluso un accordo con il lavoratore. Lo stato di emergenza ha permesso di mettere in atto, invece, una procedura semplificata, grazie alla conversione in legge del Decreto Riaperture: perché il lavoratore possa essere messo in smart working sarà necessario che il datore di lavoro inoltri una modulistica semplificata tramite un’applicazione digitale ministeriale. Insomma: i datori di lavoro potranno disporre lo smart working per i propri lavoratori con più semplicità, con meno tempo e con meno lavoro burocratico rispetto al passato, con un risparmio economico conseguente.
Lo Smart Working non è una novità!
Indice
Lo smart working? È sicuramente una delle locuzioni di tendenza del 2020 e del 2021, a causa dell’epidemia da coronavirus. Non molti sanno, però, che questa modalità lavorativa esisteva già ben prima dell’inizio della pandemia, e che veniva regolarmente adottata da migliaia di aziende in tutta Italia. Attenzione, però: nonostante l’opinione comune, smart working non è un inglesismo perfettamente corrispondente all’italiano telelavoro, anche dal punto di vista legale.
Differenze tra Smart Working e Telelavoro
Infatti, il telelavoro è una modalità lavorativa che prevede lo svolgimento delle mansioni del lavoratore al 100% da remoto. Il luogo in cui tali mansioni possono essere svolte? Principalmente il proprio domicilio. Al contrario, lo smart working, che coincide con la definizione italiana di lavoro agile, prevede che lo svolgimento delle mansioni lavorative avvengano in una modalità mista: in parte da remoto, in parte in azienda. Un’ulteriore differenza sta nell’utilizzo degli spazi da remoto: lo smart working può essere effettuato in qualsiasi locale idoneo esterno all’azienda.
Dal punto di vista contrattuale, il telelavoro deve essere direttamente pattuito in fase di assunzione. Lo smart working, invece, può essere applicato e rescisso liberamente durante tutta la durata del contratto d’assunzione, indipendentemente dalla tipologia di quest’ultimo.
Pro e Contro dello Smart Working
Lo smart working è una risorsa molto utile per gli imprenditori di numerosissimi settori. La possibilità di assumere dei lavoratori che svolgeranno le loro funzioni da remoto ha un grande vantaggio, immediatamente evidente: l’imprenditore potrà scegliere la nuova risorsa indipendentemente dalla sua localizzazione geografica. Secondo alcuni studi, inoltre, lo smart working ha un impatto positivo sulla soddisfazione – e di conseguenza sulla produttività – dei dipendenti. I lavoratori si trovano nelle condizioni di poter coniugare meglio la vita privata con il lavoro, grazie alla flessibilità oraria e in termini di location. Anche i costi sono inferiori: per poter svolgere le proprie mansioni il lavoratore avrà bisogno solamente di un buon dispositivo come tablet o PC, e di una connessione internet stabile e veloce.
Naturalmente, non è tutto oro ciò che luccica: anche lo smart working ha i suoi limiti. Nonostante fosse una modalità lavorativa già impiegata prima della pandemia, lo smart working è impiegato, oggi, principalmente come metodo utile per mettere in pratica il distanziamento sociale. Con le problematiche conseguenti: scarsa motivazione da parte dei lavoratori, in quanto questo metodo può essere associato direttamente alla grave emergenza epidemica in corso; e difficoltà dovute alla distanza con il luogo di lavoro, per reperire documenti essenziali in aziende non ancora completamente digitalizzate. Non tutte le imprese, infatti, erano (e sono) pronte per mettere in pratica a regola d’arte questo metodo di lavoro. Allo stesso modo, non tutte le tipologie di lavoro d’ufficio si prestano facilmente alla riconversione in smart working. Infine, con la distanza potrebbe anche venire a mancare il controllo sul proprio team di dipendenti e sulle ore lavorate; ma con i giusti strumenti, aggirare questo problema sarà piuttosto semplice.
Controllo Dipendenti e Rilevazione Presenze in Smart Working
Lo smart working, fino a un paio d’anni fa, era una soluzione quasi “fantascientifica”, adottata unicamente dalle aziende più moderne e lungimiranti. Oggi, però, questa modalità di lavoro si è resa praticamente indispensabile. Come accennavamo poco sopra, il problema più pressante di questa tipologia di lavoro è sicuramente il corretto monitoraggio dei lavoratori. Ma si tratta di un problema facilmente risolvibile, per fortuna! Esistono, oggi, delle soluzioni tecnologiche come i marcatempo portatili: si basano sull’uso della tecnologia RFID che, in combinazione con il GPS e i dati GPRS, permettono di localizzare i dipendenti e verificarne l’effettiva presenza sul posto di lavoro designato per lo smart working, senza compromettere la privacy del lavoratore.